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Evoluzione del sex toy secondo gli scozzesi

  • Immagine del redattore: Igor De Marchi
    Igor De Marchi
  • 10 feb 2023
  • Tempo di lettura: 6 min

Chi conosce gli Arab Strap? Intendo il gruppo musicale, non il sex toy: bene, abbassate tutte quelle mani. Ok, ora ci siamo: quasi nessuno.

Arab Strap, ovvero Aidan Moffat e Malcolm Middleton. Nel 2021 è uscito un nuovo album, As days get dark. Era da un po' che il duo scozzese non si faceva sentire, del resto i due avevano dato a intendere che The last romance del 2005 fosse l’ultimo lavoro insieme. E invece...

Gli Arab Strap sono uno di quei gruppi (electro & post-rock-folk + tinte new wave, per chi non può fare a meno delle definizioni) che ho ascoltato e amato a fasi alterne. Ma è anche vero che loro per primi sono andati a fasi alterne.

Di solito, diciamo otto volte su dieci, il disco della reunion mi puzza di fregatura. Per fortuna gli Arab Strap sono riusciti a evitare il goffo e macabro effetto nostalgia, anzi sembrano sul pezzo molto più di altri giovani songwriter. Aggiungo anche che a chi non piacevano allora probabilmente non piaceranno nemmeno adesso.

Eppure qualcosa è successo in questi quindici anni. “È sicuramente un disco degli Arab Strap, in una loro versione più vecchia e più saggia, e molto probabilmente migliore” dice Aidan Moffat, e poi chiarisce “Parla di depressione e sconforto, ma in modo divertente”. Se lo dice lui...

Qui sotto ho provato a tradurre il testi di un paio di canzoni, non le più belle ma tra le più significative. Da una parte abbiamo Packs of three, il pezzo d’apertura di quello che probabilmente rimane il loro capolavoro (Philophobia del 1998) e dall’altra un brano tipicamente spoken word da As days get dark del 2021. Voglio giustapporre le due canzoni azzardando un’arbitraria relazione, se non una consequenzialità dovuta al tempo passato. E mostrare come l’amore, o meglio il sesso, cinico e selvaggio nel brano del ’98, si sia evoluto di pari passo con la società nella monotonia di Another Clockwork Day, in cui il protagonista cerca di rianimare il desiderio da soddisfare immediatamente, convocando sullo schermo del computer prima i porno poi – pescando dalla quantità assurda di immagini salvate, come tutti, con il nome di default delle jpeg – vecchie foto in cui ha ritratto la ragazza che sarebbe diventata sua moglie. Nella meccanica, ripetitiva prassi autoerotica cerca di ravvivare l'umano ancora conservato nella memoria, succhiandolo avidamente dai pixel come da milioni di minuscole cannucce strozzate. Ecco, a un certo punto pare davvero che il protagonista abbia bisogno di un arab strap.


Ciò che propongo non sono "traduzioni", sono più delle "cover", come si dice quando i musicisti suonano brani altrui.

(Clicca sui titoli se vuoi ascoltare i brani)




Packs of three (Philophobia, Chemikal Underground, 1998)


It was the biggest cock you'd ever seen But you've no idea where that cock has been You said you were careful – you never were with me I heard you did it four times but jonnies come in packs of three

She was the best shag I'd ever had That doesn't mean I'm saying, bedwise, you were bad

I think you were working, we got a hotel We didn't have anything but I thought I might as well I never told you the rest I was drunk and I told you I was thinking about a test

You know I just said it for effect Then you laughed and said I'd fuck anything in a skirt once I'm erect


And she's a famous harlot in this town

I know enough to, but still I couldn't turn her down

He said I'm an arsehole, what was I thinking?

It's far too easy to blame it on the drinking




Pacchetti da tre


Era il cazzo più grosso che avessi mai visto

ma non avevi idea di dove si fosse infilato finora.

Hai detto di esserci stato attento – non sei mai stata con me?

Ho sentito che sei venuto quattro volte, ma il figo aveva il pacchetto da tre.


Lei è stata la miglior trombata che mi sia mai fatto.

Questo non vuol dire che, letto a parte, tu fossi male.

Mi pare che stavi lavorando, ci siamo presi una stanza.

Eravamo a posto, non avevamo niente ma ho pensato che avrei potuto.


Non ti ho detto il resto:

io ero ubriaca e ti ho buttato là stavo pensando di farmi il test,

sai, l’ho detto solo per far colpo,

e tu sei scoppiato a ridere e hai detto quando mi tira mi scopo la qualunque.


In giro è conosciuta per essere una gran vacca,

lo sapevo bene, eppure non sono stato capace di rifiutarla.

Mi ha dato della stronza, che cazzo mi ero messa in testa?

Troppo comodo dar la colpa al bere.




Another clockwork day (As days get dark, Rock Action Records, 2021)


For the second time this week, he plugs in the external drive He clicks through his archive to find the folder he needs He knows this path well He was bored with himself, tired of the routine Free Live Cams left him limp The sounds of commerce, a complete turnoff And the films these days, with their surgery scars and bad tats And it's all stepmoms and stepsisters now What the fuck's all that about? So ends another clockwork day Of worn out luck and waning click

The last awake, a door shut time So ends another clockwork night


No, he needed something real And now he knows where to find it IMG4329, the flushed flesh of new love in summer The curtains drawn, the sun secluded and a gift that fits IMG4378, fastening the strap of a sharpened shoe on a hotel table The puckish promise of a bended knee IMG4398, a borrowed hoodie and a bruised thigh The absent eyes of afternoon afterglow And the suspense of more to come IMG4457, wearing nothing but a new postcode Statuesque on the bedspread plinth in reddened room As family smiles from fresh IKEA frames IMG4564, the sleeping Venus in a half-painted kitchen As hopeful spermatozoa race to an oval's open arms IMG4382, an intimate closeup of a solitary act Sent like a love letter long long ago


Secretly sated once again He softly ascends to the bedroom And slips gently under covers to join a snoring spouse In the almost dark, she's hardly aged a day

When he removes his glasses She looks just the same as she does in the pixels of those old JPEGs Those low-res memories buried in folders within folders



L'ennesima giornata da automa


Per la seconda volta questa settimana collega il disco esterno

e attraversa l’archivio a colpi di click per trovare la cartella che gli serve.

Il percorso lo conosce fin troppo bene.

È così annoiato, di sé stesso e delle solite cose,

le Live Cams gratuite non glielo fanno rizzare,

quel sentore commerciale, glielo ammosciano completamente.

Le clip che girano oggi, le loro cicatrici chirurgiche e i tatuaggi orrendi,

matrigne e sorellastre ovunque,

ma che merda di roba è?


Così va a concludere l’ennesima giornata meccanicamente

cliccando sfiduciato per un ultimo tentativo,

prima di chiudere, senza fortuna,

come un automa l’ennesima notte.


No, aveva bisogno di qualcosa di reale

e gli viene in mente dove scovarlo.


IMG4329, la carnagione arrossata di un nuovo amore estivo,

le tende tirate, il sole che da qualche parte tramonta,

uno stato di grazia.

IMG4378, lei che allaccia il cinturino della scarpa elegante

sul tavolino dell’hotel, la malizia allettante

di un ginocchio piegato.

IMG4398, la felpa con cappuccio che le ha prestato

sopra l’ematoma sulla coscia,

sguardo assorto nell’indolenza pomeridiana,

la suspense per ciò che li attende.


IMG4457, non indossa altro che un nuovo codice postale,

statuaria sul piedistallo del copriletto, la stanza crepuscolare,

come sorrisi familiari nelle nuove cornici IKEA.

IMG4564, la “Venere dormiente” in una cucina ancora pitturata per metà,

uno spermatozoo pieno di speranza che corre

tra le braccia aperte di un ovulo.

IMG4382, un intimo primo piano di un atto solitario

mandato come una lettera d’amore tanto, tanto tempo fa.


Appagato di straforo anche questa volta

sale in camera senza far rumore

e al buio si infila con delicatezza sotto le coperte per accostarsi alla moglie che russa,

che nel frattempo è invecchiata, seppur soltanto di un giorno.

Ma quando lui si toglie gli occhiali

lei sembra la stessa di sempre, la stessa

composta dai pixel di quelle vecchie jpeg,

quei ricordi in bassa risoluzione sepolti in cartelle dentro altre cartelle.



Entrambi i brani mostrano forme diverse di masturbazione, con immediatezza inversamente proporzionale all'intenzione: se nel testo del 2021 il primo termine è evidente, è anche evidente che il protagonista sia alla ricerca di ben altro e gli tocchi ripiegare. Nel brano del 1998 è esattamente l'opposto.

Comunque sempre di sex toys si parla, digitali o viventi che siano. E di Arab Strap. Nomen omen.

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